Racconti – Assemblea Condominiale

I condomini di quella piccola palazzina non avevano mai avuto grosse grane. Tuttavia, la riunione condominiale si prospettava calda e insidiosa. Piccole grandi tensioni accumulate in tanti anni, eventi di manutenzione straordinaria e il clima torrido estivo contribuivano ad aumentare lo stress e a fare crescere l’astio tra le famiglie, accomunate tra di loro solo dallo stesso numero civico della strada.
I Rossi, due vecchi coniugi che abitavano al secondo piano, perdevano continuamente il segnale televisivo. Lui doveva arrampicarsi spesso in solaio a regolare l’antenna, imprecando sonoramente conto i Giudici, inquilini del terzo e ultimo piano, ritenuti responsabili di armeggiare sempre col martello sui muri, creando vibrazioni che gli spostavano l’antenna sul tetto. Ogni volta che s’inerpicava sulla scaletta a pioli per salire nel solaio Rossi sprizzava sudore e gocce di odio nei confronti dei Giudici. Questi, a loro volta, lamentavano poca pressione nei rubinetti, incolpavando tutti quelli dei piani di sotto di bere troppa acqua e fare docce troppo lunghe.
I Brambilla, al piano terra, accusavano quelli dei piani sopra di avere fatto diventare un porto di mare il condominio, invitando folle di amici da quando era stato installato l’ascensore, che loro peraltro non utilizzavano.
I vicini dei Giudici invece non sopportavano il vicino dei Rossi, un giovane punk che ascoltava musica ad alto volume, e mandava in bestia i vicini dei Brambilla che gli abitavano sotto. Oltre alla musica, aveva un cane semi randagio che “squalificava”, a loro dire, l’immagine e la reputazione del condominio. In più il cane, secondo loro, si sarebbe arrampicato più volte sulla grondaia per andare a rubargli il cibo dal tavolo sul balcone.
La famigerata riunione verteva principalmente sulla decisione da prendere in merito al colore degli zerbini, che per decoro del condominio sarebbero dovuti essere tutti dello stesso modello e colore. I Rossi, vecchi e con l’osteoporosi, insistevano sul modello antisdrucciolo nero, ma i Giudici temevano che il cane randagio del punk, non presente all’assemblea, li avrebbe trovati perfetti per impregnarli con i propri bisogni. Serviva quindi un modello liscio e basso, probabilmente di un colore acceso che ripugnasse il cane. Dal canto loro i Brambilla, vivendo al piano terra, volevano un modello che non si impregnasse della polvere e lo sporco di tutti quelli che passavano, in particolare gli amici dei condomini che infestavano la palazzina.
I vicini dei Giudici proponevano di toglierli e metterli all’interno degli appartamenti, mandando su tutte le furie tutti gli altri. Infine, i vicini dei Brambilla non volevano sapere altro se non un modello costoso ma duraturo, del quale erano sospettati di avere una buona commissione da un cugino.
Dopo ore di discussione non si riusciva a trovare alcun accordo. L’amministratore di condominio, un uomo grasso e inespressivo, se ne stava ad ascoltare stravaccato sulla sedia, lasciando che loro si scannassero; infine, si scrollò un po’ di polvere dalle sopraciglia e sentenziò che, per non creare invidie o ulteriori problemi, se ne sarebbe preso un modello neutro senza nessuna caratteristica particolare, e che sarebbe andato bene per tutti. Era lui che in realtà aveva una commissione segreta presso il rivenditore.
Una decisione che non fece altro che fare precipitare le cose. I Rossi si convinsero che quel modello era particolarmente pericoloso e scivoloso, scelto di proposito dall’amministratore su suggerimento dei Giudici che volevano vederli schiattare quanto prima, per mettere fine al problema delle martellate e dell’antenna. I Giudici invece sostenevano che li avrebbe in realtà scelti il punk in combutta con i Rossi, e che da lì a una settimana avrebbero emanato un puzzo tremendo di cane bagnato, mentre i Brambilla erano convinti che fosse opera dei loro vicini, in ripicca per non averli voluti eliminare e che avrebbero convinto, se non pagato, l’amministratore per optare il modello più brutto sul mercato.
La mattina seguente i Rossi uscirono di casa e scivolarono sullo zerbino nuovo. Ruzzolarono per le scale investendo i Giudici che se ne stavano sui gradini a controllare che le scale non fossero già impregnate dalla pipì del cane del punk. Rotolando tutti verso il pian terreno travolsero i Brambilla, impegnati a esporre in bacheca un comunicato che voleva regolare l’accesso alle scale.
I vicini dei Rossi uscirono in quell’istante dall’ascensore e inciamparono in quegli altri caduti dalle scale, mentre i vicini dei Giudici, che rientravano a casa in quel momento, si misero a calpestare la folla di condomini riversi a terra.
Si rialzarono tutti pesti e lividi e, tra rinnovati insulti e minacce verbali, si misero a discutere i punti all’ordine del giorno rimasti in sospeso all’assemblea.