Viaggio in Irlanda

Racconto di viaggio


Racconto di viaggio – Autostop in Irlanda
Nella vecchia e scalcinata automobile c’è un fortissimo odore di ovino. Lui fuma, ci sono mozziconi di sigarette ovunque, e una sorta di nebbia oscura la vista e m’irrita occhi e polmoni. Parla un inglese quasi del tutto incomprensibile. A volte lo guardo e sorrido, senza avere la più pallida idea di cosa stia dicendo. E’ un allevatore di pecore, e mi sta dando un passaggio lungo la penisola di Dingle, una terra selvaggia con alcuni tra i più bei paesaggi dell’Irlanda.
Nelle lande desolate del Donegal, dopo un’ora di attesa sul ciglio della strada, accosta una luccicante e Audi. Il conducente è un uomo sulla quarantina, in giacca a cravatta. Accetto il passaggio, pensando che poteva capitarmi qualcosa di meglio che un ingegnere o un manager d’azienda. Ma si rivela molto simpatico. Gli chiedo allora perchè gira conciato in quel modo: lui è un giudice, o un avvocato, o qualcosa del genere. Deve vestirsi così, ma nel bagagliaio ha sempre tuta e scarpette da arrampicata. Spesso si dilegua dall’ufficio e va direttamente a scalare le scogliere a picco sull’oceano. Quando viaggia potrebbe alloggiare in qualche hotel a cinque stelle, ma preferisce l’ostello per conoscere gente.
Si ferma anche una donna, in giro da sola con la figlioletta. Mi scarrozza per un bel pezzo di strada raccontandomi le loro vicissitudini di famiglia. Sta accompagnando la figlia a una gara sportiva. Mi chiedo se in Italia una signora di un paesino di provincia farebbe lo stesso trovando sulla strada un irlandese con le guance rosse, vestito in qualche modo e con un grande zaino sulle spalle.
Ma non sono solo gli irlandesi a fermarsi alla mia richiesta di autostop. Mi raccolgono perfino due italiani in vacanza. “Mi avreste dato un passaggio se fossimo stati in Italia?”. “No”.
Faccio ritorno verso Galway dal parco nazionale della Connemara con due ragazzi cechi e il furgone Volkswagen simbolo del viaggio negli anni 70. Girano l’Irlanda carichi di birra e con le tavole da surf. In un colpo solo riesco ad arrivare a destinazione, mi portano dritti all’ostello. Non devo neanche muovere un passo. Se avessi preso l’autobus avrei dovuto fare un bel pezzo a piedi dalla stazione.

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