Racconti – L’Invasione degli Alieni

“Gli alieni sono sbarcati sulla terra”. L’incredibile notizia venne data a reti unificate da tutte le televisioni e le radio del pianeta, in tutti i paesi e in tutte le lingue.
Il mondo improvvisamente si fermò ad ascoltare quello che stava succedendo.
All’inizio ci fu incredulità, stupore, molta curiosità, poi in qualcuno iniziò perfino a nascere la speranza di chissà quali nuove possibili opportunità, o di vedere qualcosa di nuovo che avrebbe rotto la monotonia della propria vita.
Ma il dettaglio della notizia spazzò ben presto via tutto quanto di positivo e curioso ci poteva essere. Gli alieni non erano affatto venuti con scopi pacifici. Avevano preso possesso dell’intero arcipelago della Polinesia, divenuta la loro base strategica. Tutta la classe dirigente del mondo era stata sequestrata e fatta sparire: politici, imprenditori, pubblicitari, generali degli eserciti, chiunque aveva in mano le leve del potere era stato rimosso dalla società. In una situazione normale una notizia simile avrebbe provocato il giubilo nel popolo, ma non in questo caso. Era facile intuire cosa stava per succedere: gli alieni avrebbero preso il comando della Terra, imponendo le loro leggi e assoggettando gli uomini alle loro volontà, senza nessuna possibilità di reazione.
In televisione non vennero mostrate immagini, ma in rete girarono ben presto le prime foto e video di questi alieni: qualcosa a metà tra uomini e animali, con grandi corpi neri come sacchi di plastica, ma molto lucidi e riflettenti, con grossi caschi al posto della testa. Camminavano su quattro arti, un po’ goffamente a dire il vero, ma con un’aria d’imponenza minacciosa. Inoltre, sul fianco destro portavano qualcosa che non poteva essere riconosciuto ma sembrava una potente arma.
Tramite i media vennero subito date indicazioni molto precise su quello che stava per succedere. Gli uomini avrebbero dovuto attenersi rigorosamente alle loro regole.
Diverse basi sarebbero state costruite sul pianeta, tutte in luoghi bellissimi e remoti, lontani dall’attività umana: isole caraibiche, isole maldive, varie foreste tropicali, colline, valli di montagna.
Venne detto che tutto sarebbe continuato come prima, e il giorno dopo tutti si sarebbero dovuti recare al lavoro normalmente. Le condizioni e i salari sarebbero però variati; in pratica, molto più lavoro e paga molto più bassa. Anche la libertà e i diritti umani venivano decisamente ridimensionati: in breve tempo furono cambiate le costituzioni, stralciate e rifatte tutte le leggi e i contratti. La popolazione veniva rigorosamente controllata, e nessuno si azzardava a ribellarsi. Seppur non agissero in modo troppo invasivo, si vedevano diversi alieni in giro per le città, nelle aziende, nelle sedi governative dei Paesi. Impartivano ordini e se ne andavano, per tornare di tanto in tanto a controllare la situazione. Se qualcuno commetteva anche il minimo sgarro sul lavoro, non si spendevano né parole né lettere di licenziamento; più semplicemente, veniva bloccata l’erogazione dello stipendio, senza che il lavoratore potesse ribattere o spiegare le sue ragioni. Così come per i criminali, non c’erano processi, ma semplicemente veniva azzerato il conto in banca, e in casi gravi la persona veniva direttamente prelevata e portata in carcere, o eliminata.
I giornali, la televisione e i media non cambiarono molto; restavano i falsi mezzi d’informazione che erano già prima, ma la propaganda era semplicemente passata di mano in mano.
Da un giorno all’altro l’uomo ci si ritrovò a una sorta di schiavitù ormai sconosciuta da millenni. A dire il vero, una volta a regime, la situazione non era così tragica: seppur con tutti i limiti del caso, c’era comunque spazio per trovarsi con gli amici la sera al bar, per una partita a calcio o per una gita fuori porta la domenica. Non il sabato, che era diventato un giorno lavorativo come gli altri. Il mese estivo al mare era diventato un miraggio, ma una settimana si riusciva ancora a farla.
Come dopo un terremoto, o dopo un’improvvisa tragedia, passato il momento d’incredulità, il non accettare l’evidenza, alla fine si ritrovano degli equilibri, si pensa al passato che non c’è più e ci si fa una ragione della nuova situazione. Scrittori, registi, attori, pittori producevano libri, film, commedie e quadri che ritraevano il sogno della libertà dei tempi passati. Il luogo comune “si stava meglio quando si stava peggio” andava per la maggiore ed era ormai un motto popolare che si sentiva ripetere da tutti.
Prima o poi se ne sarebbero andati? Oppure avrebbero sterminato tutti per fare della terra il loro Paese? Domande irrisolte, che dividevano gli ottimisti dai pessimisti su quello che sarebbe successo.
Una rivolta o una possibile guerra non venivano nemmeno prese in considerazione, in quanto la superiorità degli alieni appariva troppo schiacciante. Spesso li si vedeva arrivare o ripartire dalle città con delle navicelle nere che lasciavano intuire una grande superiorità tecnologica. Con uno schiocco delle dita avrebbero potuto cancellare il genere umano in un secondo.
C’era una persona indomita che non si arrendeva all’idea del vivere all’ombra di questi alieni senza sapere nulla di loro. Passò diversi mesi osservando il loro andare a venire, studiando i punti dove atterravano e decollavano con le loro navicelle. In particolare notò che ce ne era una più grande delle altre, una sorta di astronave, tramite la quale gli alieni si spostavano in massa, forse per le grandi riunioni operative nelle varie città del pianeta. Studiò un piano per entrare di nascosto nell’astronave, e venne il giorno in cui lo avrebbe messo in atto. Era disposto a pagare qualunque prezzo per la sua azione.
Riuscì così a intrufolarsi all’interno del grande ufo, e si nascose in un angolo. Restò letteralmente sbigottito quando gli alieni tornarono per ripartire: quando tutti furono all’interno e il portellone fu chiuso, la grande sorpresa: erano loro, i politici, gli imprenditori e i potenti che erano spariti, che si svestivano di quei grossi costumi e caschi da extraterrestri e, ridendo come pazzi, scherzavano sull’ulteriore missione riuscita, tra un brindisi e l’altro. Lo strano aereo con il quale si muovevano sarebbe decollato a breve, forse per i caraibi, forse per la terra del fuoco o per l’Alaska, dove avrebbero continuato a festeggiare alla faccia di tutti gli uomini sempre di più loro schiavi.