Racconti – Quanto è Bella Parma Vista dal Cielo

Era piuttosto alta, formosa, bionda e con gli occhi azzurri. “Azzurri come il cielo di Parma”, dicevano alla “Trattoria del tortellino” di Langhirano, dove era nata e cresciuta fino agli anni dell’università. Una ragazza campagnola e bionda che si trasferisce in città, ovvero il più classico degli stereotipi della ragazza bella, un po’ oca, e parecchio stupida. A dire il vero questa descrizione aveva anche un certo un fondo di verità, o per dirla tutta, il bicchiere della verità era mezzo pieno.
Ma lei, pur conscia dello stato delle cose, odiava quel luogo comune, e con una sorprendente astuta mossa s’iscrisse alla facoltà di ingegneria.
Si diceva che gli ingegneri non fossero poi così geniali, anzi, alla fine persone piuttosto ottuse, e visto lei già incarnava perfettamente uno stereotipo le pareva naturale poterne incarnare anche un altro, che avrebbe fatto però molto comodo alla sua immagine.
In più, si avviò ad un corso di paracadutismo, un po’ per applicare con della pratica le equazioni della gravità studiata sui libri, ma soprattutto per non dovere più difendersi dagli attacchi di chi sosteneva che aveva la testa tra le nuvole.
Lo studio della fisica e la pratica del paracadutismo le conferiva una certa sicurezza di sé, una convinzione che forse era sì campagnola e stupida, ma tutto sommato poteva vestirsi senza troppa difficoltà da persona intelligente ed eclettica.
Si dedicò addirittura anche alla pittura e alla musica, e infine alla scrittura. Caso vuole che un giorno le capitò sotto mano una pubblicità di un concorso letterario, al cui vincitore veniva regalato un corso per conseguire il brevetto di aereo. Era l’occasione perfetta, la quadratura del cerchio. Poteva dimostrare la sua abilità in campo artistico per vincere qualcosa che le avrebbe fatto accrescere ulteriormente la sua esperienza di ingegneria e di volo. Le si stava presentando sotto mano un occasione irripetibile, sulla quale si sarebbe letteralmente lanciata a capofitto.
Il titolo del concorso era: “Quanto è bella Parma vista dal cielo”.
Ebbe un’idea formidabile: si sarebbe buttata con il paracadute sopra la città, descrivendo tutte le sensazioni della vista dall’alto durante la sua caduta. Si attrezzò con una videocamera per potere riprendere e ricordare tutto nei dettagli, sia la scena di Parma vista dal cielo sia i suoi commenti in diretta. Una volta a casa si sarebbe semplicemente trattato di tradurre in parole tutte le sensazioni vissute in aria.
Dopo una serata al pub illustrando con orgoglio a parenti ed amici la grandezza del suo progetto, la mattina seguente si presentò raggiante al campo volo.
Il cielo era terso, l’aria frizzante di primavera. Il piccolo aereo si librò leggero nell’aria, e dopo pochi minuti sorvolava la città come un uccello spensierato. Individuato il punto migliore per il lancio, accese la videocamera, salutò con un cenno della mano il pilota e si buttò nel vuoto senza indugi.
Iniziò subito a decantare, con versetti e rime più o meno raffinati, lo splendore della città, il colore rosso dei tetti che contrasta il verde della campagna, la disordinata e affascinante distribuzione delle vie e dei vicoli del centro.
“E’ proprio vero, qui lo dico e non lo nego, quanto è bella Parma vista dal cielo!”
Già pregustava il momento in cui avrebbe vinto il concorso e sarebbe stata definitivamente eletta “una bella bionda, brava, coraggiosa, intelligente e poliedrica”.
“Gli faccio vedere io cosa posso fare”, pensava allegramente, mentre scendeva in un’invidiabile picchiata degna un falco pellegrino.
Ma proprio nel momento in cui tutto sembrava volgere a suo favore, lo stereotipo finalmente sfatato e il luogo comune sconfitto, ecco che la realtà, così come la caduta, tornarono a manifestarsi in tutta la loro gravità. L’ingegnere brillante e paracadutante aveva commesso la più classica delle ingenuità, proprio quella più tipica, più da barzelletta sulla bionda: il paracadute era rimasto al pub dove la sera prima aveva brindato, forse con un drink di troppo. Proprio il pub del quale ora iniziava a riconoscere il tetto, e sul quale stava precipitando a tutta velocità. Ironia della sorte, si stava per ricongiungere proprio con l’oggetto che ora più le mancava al mondo.
Non le sembrava possibile, il paracadute doveva essere sulle sue spalle e frenarla nella caduta, mentre invece lei, fatalmente e tristemente, accelerava sempre di più verso di esso. Il ricongiungimento sarebbe arrivato, ma leggermente troppo tardi.
Dentro il pub, ignaro del dramma che si stava consumando lì sopra, un avventore assetato di birra chiese: “E’ possibile avere una bionda al volo?”. Il barista, con la tranquillità e la flemma tipica di chi lavora dietro al bancone da una vita, rispose: “Arriva subito”