Racconti – Inferni, Diavoli e Scarafaggi

Nacqui nel 97 DC da una famiglia cristiana. La mia vita durò appena 12 anni. Non ero abbastanza giovane per essere considerato senza peccato, ma non avevo nemmeno avuto il tempo per maturare una sufficiente coscienza per diventare un buon uomo, e mi ritrovai traghettato all’inferno. Ero condannato a soffrire per l’eternità.
Vidi la fine dell’impero romano, la scoperta dell’America, ma là sotto le fiamme dell’inferno continuavano imperterrite il loro corso. Correva l’anno 1500 e nel mondo si era ormai ampiamente diffuso l’islam. Ideai uno stratagemma. Iniziai ad inneggiare ad Allah. Più i diavoli mi punzecchiavano con i loro forconi, più io urlavo versi del corano, a gran voce e senza sosta. Divenni molto scomodo, e si presentò Satana in persona a scomunicarmi.
Ma non poteva spedirmi in paradiso, e fu così che mi ritrovai tra i vivi.
Passai la seconda vita non mangiando carne di maiale, pregando in direzione della Mecca e osservando il Ramadan. Ma mi ero illuso, non bastava. Il paradiso mi fu negato una seconda volta.
Avevo passato tutta la vita sognando il giardino delle vergini. Invece, mi ritrovai a bruciare per l’eternità tra le fiamme di un altro inferno.
Non potevo placare la sofferenza, ne sperare di essere perdonato. L’unica strada era accettare la tortura eterna. Iniziai a meditare. Feci progressi fino al punto di godere del tepore della fiamma che mi bruciava il cuore.
Arrivai a levitare, mi innalzai sempre più in alto, dove le fiamme dell’inferno non potevano più raggiungermi.
Mi ritrovai nel corpo di un bonzo in un tempio buddista. Finalmente avrei potuto continuare a reincarnarmi a piacimento fino a staccarmi dalla vita terrena per raggiungere il nirvana.
Ma dopo oltre 1500 anni di sofferenza, come potevo eliminare il desiderio? Mangiavo senza ritegno, ero diventato un bonzo bello pasciuto. Pelato e grasso, facevo da modello per le statuine. Inoltre, mi abbandonavo ai piaceri del sesso con le ragazze che si presentavano alla pagoda in cerca dell’illuminazione.
Morii, e fui declassato a cane. Non mi dimostrai neppure un buon quadrupede, divenni topo, e infine scarafaggio. Più in basso di così non potevo andare. Ma anche riguadagnare un livello era un impressa quasi impossibile. Non appena uscivo allo scoperto, venivo schiacciato da suole di scarpe, avvelenato da spray, polveri e trappole, o mangiato da una lucertola.
Ero destinato al susseguirsi eterno di morti e reincarnazioni nei corpi di blatte, scolopendre e coleotteri.
Il 12 novembre del 1975 uscii a passeggiare con una blatta germanica. L’ennesima suola di una scarpa si apprestava a spiaccicarci sul pavimento.
Mi sacrificai. Feci da scudo con il mio corpo e salvai la vita alla blatta germanica.
Mi ero riguadagnato una vita tra gli esseri umani.
Non prego più alcun dio, e non spero più nella vita eterna. Ho venduto l’anima. Bevo, mangio tutti i tipi di carne, e mi abbandono ai piaceri della vita. Non voglio nessuna estrema unzione quando muoio.
Mi decomporrò sotto terra, restituendo la mia carne al mondo animale.